Armando Esposito

Che cosa ti ha ispirato a lasciare la tua casa in Italia e venire in Canada? In particolare che cosa ti ha portato a Vancouver?

Lasciai l’Italia perchè non c’era molto lavoro, specialmente in Calabria; avendo mia sorella qui a Vancouver, nel 1949 mi sono spostato. Avevo solo 21 anni e una bambina di 3 mesi.

A quel tempo, non conoscevo ancora Norma, che era venuta qui con suo marito da Venezia. Inizialmente non volevano accettarli perchè in Italia lui era un esponente comunista ma, grazie alle sua abilità lavorative, sono riusciti a entrare nel Paese.

Quali sono state alcune delle tue prime esperienze quando sei arrivato in Canada?

Non trovai particolari difficoltà nel mondo del lavoro, mi piaceva stare qui, fu un cambiamento positivo. Purtroppo uno dei problemi piu gravi fu la malattia di mia moglie. Rimasi vedovo a soli 54 anni.

Come si è evuluta la tua carriera lavorativa in Canada?

Per tre mesi non trovai lavoro, era difficile in quel momento.

Mio cognato mi mise in contatto con una persona che vendeva formaggio e mortadella; lavorai con lui per circa due mesi per poi trovare un lavoro come lavapiatti al Vancouver hotel, tra Granville e Georgia Street. A quel tempo, tutti gli italiani appena arrivati andavano a lavorare lì.  Lavorai in hotel per circa un anno e mezzo e furono tutti molto gentili con me. All’epoca, l’hotel era gestito dalla CPR (Canadian Pacific Railway).

Nel 1952 trovai lavoro presso la ferrovia nazionale. Inizialmente feci il manovale, poi il meccanico ed infine per 30 anni lavorai in “cambusa” a Port Coquitlam. La cambusa si trovava alla fine del treno e mi occupavo di distribuire lenzuola, piatti e tutto ciò che era necessario al viaggio successivo.

Nel frattempo, per guadagnare qualcosa in più, mi misi a fare altri lavoretti, per esempio aiutavo amici che volevano costruirsi la casa. Purtroppo lo stipendio della CPR non era sufficiente per mantenere la mia famiglia. Nel 1974 con i soldi guadagnati riuscii a comprare un lotto di terra e costruirmi una casa.

Norma, intanto, aveva trovato lavoro in una lavanderia grazie ad un’amica di famiglia. Successivamente lavorò all’ospedale dei bambini e metteva in ordine le divise dei dottori.

Come sarebbe stata la tua vita se fossi rimasto in Italia?

Ho sicuramente avuto una vita migliore in Canada di quella che avrei avuto in Italia. In Calabria lavoravo nella ferrovia e avrei probabilmente continuato lì ma non mi piaceva perchè ero manovratore ed era un lavoro pericoloso. Non mi è dispiaciuto lasciare l’Italia, sono venuto qui con amore. Quando sono tornai a casa per visite la trovai triste e non mi sono mai pentito dela mia scelta.

Come hai conservato le tue radici italiane?

Innanzi tutto parlando italiano, tant’è che mi sono quasi dimenticato la lingua inglese! I nipoti parlano solo inglese e io e Norma a stento capiamo cosa dicono.

Solo una nipote ha imparato l’italiano e ha vinto la borsa di studio del Centro per entrare all’Università. Norma dà alla scuola italiana un contributo ogni tre mesi, proprio per gratitudine visto che hanno aiutato la nipote a studiare.

 Quali sono state alcune delle tue esperienze con il Centro Culturale Italiano?

Io non ho mai avuto molti contatti con gli eventi del Centro; sono stato coinvolto soprattutto con il Club Seniors Over 50 e il Bingo, mentre Norma è stata anche responsabile dellala raccolta di premi per le varie lotterie.

Sono stato tesoriere, segretario e vice presidente; ora sono Presidente del club da 26 anni!

Il club è nato grazie a Maria Alessio, inizialmente i partecipanti erano 11, Norma si è aggiunta successivamente. Anche grazie all’aiuto di Gino Padulla, il club è cresciuto e siamo arrivati ad essere 500. Oggi il numero è sceso un po’, siamo circa 250, ma i figli dei primi parecipanti continuano a venire a giocare al Bingo.

I membri del club pagano un’iscrizione e usiamo il ricavato per organizzare i nostri incontri. Il club partecipava anche a feste e banchetti, come la Festa della Mamma. Abbiamo delle foto bellissime, Norma con la fascia della festa della mamma e i fiori.

Il club si è formato quando stavano per terminare La costruzione del Centro e per noi è stato sempre un punto di riferimento. Il Centro ci aiutò a scrivere la Costituzione della nostra società e tutt’ora ci tratta con calore, provvedendo alla sistemazione dei tavoli e alla pulizia delle sale per il Bingo. Come ringraziamento noi diamo un contributo annuale. Tutti ci vogliono bene nel club e ci portano sempre qualcosa.

Come si è evoluto il Centro Culturale Italiano oggi?

Purtroppo col passare del tempo parecchia gente si è spostata fuori Vancouver, smettendo di frequentare il Centro, e molte persone sono venute a mancare. Per fortuna oggi i figli dei primi membri sono tornati a giocare al Bingo e siamo di nuovo un buon numero.

Pensa che il nostro Bingo si svolge ancora interamente in italiano. Ci auguriamo che Il Centro continui ad appartenere a tutti gli italiani, senza un padrone. Ci rendiamo conto che c’è bisogno di fare qualcosa per i giovani e la cosidetta terza generazione, per esempio organizzando attività nel fine settimana.

Quali sono alcuni consigli che vorresti dare alle nuove generazioni di italiani che stanno approdando in Canada?

Purtroppo gli italiani che arrivano oggi in Canada non hanno molto spirito di adattamento e dovrebbero avere un atteggiamento più umile.

E alle seconde e terze generazioni che sono nate qui cosa consiglieresti?

Le seconde e terze generazioni si sono arricchite molto grazie al lavoro degli anziani e dovrebbero riconoscere l’importanza di donare alle organizzazioni che, come Il Centro, hanno aiutato i genitori e i nonni. Con un po’ di generosità e donazioni da parte delle famiglie italiane, il Centro potrebbe evolversi ancora, seguendo l’esempio di altre comunità.

 

By Lara Ferraroti