
- Che cosa ti ha ispirato a lasciare la tua casa in Italia e venire in Canada? In particolare che cosa ti ha portato a Vancouver?
Dopo la guerra, ho fatto la baby sitter per qualche tempo ma successivamente ho cercato lavoro in una fabbrica di tessuti. Lavorando lì ho conosciuto un’amica che mi ha convinto a fare un corso di cucina con lei per 2 anni e sono diventata uno chef.
Subito dopo ho trovato impiego presso una famiglia di ingegneri in una villa vicino alla chiesa di San Pietro a Roma. Ho impiegato anche sua figlia come cameriera e così siamo diventate amiche. Di tanto in tanto mi invitava alla fattoria di famiglia per cena, erano persone buone. Nel 1956 il fratello venne da Vancouver per la festa di Capodanno e sono stata invitata anch’io. Pietro stava cercando moglie da portare e mi chiese di sposarlo. Nel febbraio 1957 sono arrivata a Vancouver e ci siamo sposati.
- Quali sono state alcune delle tue prime esperienze quando sei arrivato in Canada?
Quando sono arrivata ho avuto uno shock, non mi piaceva Vancouver ma mi ero sposata e quindi ho cercato di superare i problemi iniziali. Vivevamo su Fraser Street, in una piccola casa di legno. Non ne avevo mai vista una a Roma! Sin dall’inizio, ho passato molti giorni a piangere purtroppo. Ho iniziato subito a cercare lavoro e ho conosciuto alcuni italiani che volevano aprire un ristorante; cercavano qualcuno che gli insegnasse a cucinare e così ho iniziato. Poco dopo sono rimasta incinta e ho avuto mio figlio Marco. Nel 1959 ho avuto anche mia figlia Stella.
Purtroppo la situazione a casa non era facile con mio marito, non avevo soldi a sufficienza per crescere i mie figli. Ho dovuto trovare un altro lavoro, per lo più, pulizie negli uffici e come baby sitter. Dopo 9 anni avrei voluto vendere la casa e comprare un appartamento ma mio marito non era d’accordo, voleva comprare una fattoria. Ho messo la casa in vendita comunque e una coppia ha mostrato interesse. A quel tempo non parlavo inglese ma ho cercato di fare del mio meglio. Grazie all’aiuto economico dei miei vicini di casa e dei miei inquilini, finalmente, io e i miei figli ci siamo spostati in un bellissimo attico a Kitsilano. Era il luglio 1971.
- Cosa hai fatto della tua carriera quando sei venuta in Canada?
Dopo aver acquistato l’appartamento, ho lavorato in diversi ristoranti di classe a Vancouver come chef e supervisor, tra i quali Roman Gallery Restaurant e Giorgi Italian Cuisine. Dopo diversi anni, non volevo più fare la cuoca e ho trovato lavoro presso il Devonshore Hotel inizialmente come cameriera e poi come assistente del manager. Ho lavorato in hotel per 3 anni con un’ottima retribuzione. Nel 1975 sono diventata manager presso il Nino La Botte Cabaret, su Granville Street, un ristorante enorme con la pista da ballo. Ho anche portato mio figlio a lavorare lì per pulire i tavoli e mia figlia a prendere i cappotti, facevamo moltissime mance! I miei figli mi hanno dato l’idea di aprire un mio ristorante. Nel 1977, insieme, abbiamo aperto Antontets Italian Restaurant.
Dopo soli 2 anni e mezzo in affitto, sono riuscita a comprare il locale. Avevo anche una pista da ballo e suonavamo musica latino americana ogni sera. Grazie ai guadagni del ristorante, ho portato i miei figli in una crociera attorno al mondo per 3 mesi! Quando siamo tornati dal viaggio, nel 1987, ho ricevuto una buona offerta per vendere il ristorante e ho accettato. Successivamente ho deciso di comprare un appartamento per i miei figli, nel West End. Da quel momento ho iniziato ad acquistare diversi appartamenti, da una o due camere da letto.
Guardando sul giornale, ho trovato anche una vecchia casa a Shaugnassey. L’ho acquistata e con fatica l’ho rimessa a posto. Nel frattempo ho venduto l’attico a Kitsilano e ne ho comprato uno più piccolo. Dunque dal 1987 ho iniziato a gestire immobili come prima occupazione. A 66 anni mi sono fermata, ho anche fatto un’altra crociera in giro per il mondo. Ho donato parecchio al Children Hospital e al Centro culturale Italiano. Mi sento di aver fatto un buon lavoro!
- Come sarebbe stata la tua vita se fossi rimasta in Italia?
Forse sarei rimasta uno chef ma non avrei mai potuto comprare immobili a Roma. Posso dire di non aver rimpianti di essere venuta in Canada.
- Cosa ti è rimasto dell’Italia? Quali sono alcune delle tue esperienze con Il Centro?
Io sono più canadese che italiana, ho vissuto a Vancouver per la maggior parte della mia vita. Allo stsso tempo mi sento anche 100% italiana, romana. Le buone abitudini italiane le ho mantenute. Ho avuto la mia prima esperienza al Centro giocando a bocce, più di 20 anni fa. Specialmente negli ultimi anni ho fatto parecchie donazioni per Natale. Nel 2016 ho anche ricevuto un premio come Immigrant of the Year.
- Quanto era importante il Centro Culturale Italiano per la comunità italiana a quel tempo?
Nel passato c’era più gente; quando ho cominciato a frequentare il club delle bocce, bisognava aspettare per giocare. Purtroppo oggi non è più così, molte persone sono mancate.
- Quali sono alcuni consigli che vorresti dare alle prossime generazioni di italiani che stanno venendo in Canada?
Se io ce l’ho fatta, potete farcela anche voi! Ho lavorato duramente e in modo serio. Il mio motto è “When I work, I don’t talk!”.
Written by Lara Ferrarotti